La questione riguarda la qualità e la quantità dei contenuti che un professionista, in particolare un medico psichiatra, possa condividere sui social media. Tra i molteplici scopi e obiettivi che si possono porre, almeno un paio possono essere messi in evidenza e discussi: la divulgazione scientifica e la promozione della propria professionalità.Per quanto riguarda la divulgazione scientifica sarebbe auspicabile che, secondo le linee di ricerca seguite dal singolo nel corso della propria carriera, ciascuno proponesse aggiornamenti circa le ultimissime acquisizioni in quell’ambito. L’esplosione della quantità di risultati scientifici pubblicati non consente ragionevolmente  molto di più. Per quanto riguarda la promozione della propria professionalità clinica, appartengo (purtroppo?)  alla generazione dei professionisti che si consultavano attraverso il classico “passa parola” e dubito che potrò dialogare con reciproca soddisfazione con un “social media manager”; in qualche modo me ne rammarico, ma vorrei condividere la soddisfazione professionale di consultazioni che avvengono anche con la premessa:- Aveva curato mia zia- oppure:-Vent’anni fa il problema l’avevo io, adesso si tratta di mio figlio..-