Ho scelto l’immagine del virus al microscopio elettronico evitando le immagini colorate e “accattivanti” che girano sui media per sottolinearne l’aspetto biologicamente ostile: attraverso il processo di endocitosi il virus si installa nella cellula e poi…..fa i disastri ai quali stiamo assistendo.

Mentre scrivo gli unici rumori che si sentono, a parte quelli delle poche auto in strada, sono le sirene delle autoambulanze in corsa con il tempo per portare chi ne ha bisogno in ospedale; a intervalli di poco più di un’ora ricordano a tutti cosa sta succedendo: non è un film, non è un’esercitazione, è una grave realtà. Come cittadino ovviamente il mio pensiero di gratitudine va a tutti quelli che sono in prima linea, nella sanità, nell’amministrazione, negli ambienti produttivi e nei trasporti. Nell’emergenza ci si dovrebbe tutti quanti rendere conto che molte delle realtà che nel tempo ordinario diamo per scontate (non so perché ma continuo a pensare al lavoro silenzioso degli addetti allo smaltimento dei rifiuti) sono invece frutto del funzionamento di ingranaggi organizzativi altamente complessi.

Come medico psichiatra, coinvolto nel mantenere seppure solo al telefono i rapporti con i pazienti, constato quanto questa pandemia stia minacciando i progressi terapeutici di molti pazienti, in rapporto al loro specifico disturbo psichico e ancor peggio, come stia facendo emergere dal livello di sottosoglia clinica molte persone che fino ad ora non avevano manifestato sintomi psicopatologici.

In particolare hanno rilevanza i sintomi fisici dei disturbi d’ansia, la componente agorafobica del disturbo di panico e le ossessioni di contaminazione/aggressive, per non parlare delle fasi depressive dei disturbi dell’umore. La dispnea, uno dei sintomi più caratteristici delle crisi di panico in questi giorni evoca l’idea della polmonite da Covid e rende ancora più allarmati i pazienti anche se non hanno una linea di febbre. Molti pazienti con il disturbo di panico hanno fatto un percorso di terapia comportamentale per superare l’ansia anticipatoria da luoghi aperti, affollatii e questa condizione di isolamento domestico, se da un lato oggi li fa sentire giustificati, dall’altro li preoccupa ancora di più immaginando come potrebbe essere arduo per loro rimettersi “in marcia” una volta finita l’emergenza. Per i pazienti con il disturbo ossessivo con contenuti da contaminazione che in modo compulsivo in tempi normali vengono sollecitati a non consumarsi le mani con detergenti anche dannosi per la pelle, non è semplice raccogliere il suggerimento a lavarsi le mani frequentemente e accuratamente che risuona in ogni dove in queste settimane.

Verifichiamo che il virus è tanto più pericoloso per la vita delle persone anziane che hanno altre comorbilità (non ultima l’obesità che comporta diverse criticità), ma vi è un gruppo di soggetti giovani per i quali l’infezione può essere oltremodo pericolosa: penso in particolare alle pazienti con anoressia che  vivono in condizioni di fragilità anche fisica. Anche le pazienti con bulimia, benché apparentemente in discrete condizioni fisiche devono essere consapevoli della precarietà della propria condizione fisica.

Più in generale (si potrebbero citare le fasi depressive o maniacali dei disturbi dell’umore, le dipendenze da droghe o altro) è evidente che i pazienti con disturbi psichici sono coinvolti in modo molto particolare da questa emergenza e che gli strascichi sulla loro condizione non saranno irrilevanti.