Sarà capitato a tutti, in qualche circostanza, di pronunciare questa frase, con accenti più o meno forti, per esprimere uno stato di turbamento emotivo. Ma questo termine ansia ha qualcosa a che fare con l’ansia che medici e psicologi affrontano in termini clinici? Detto in altri termini: tutte le volte che proviamo uno stato emotivo che chiamiamo ansia dobbiamo pensare a qualcosa di negativo e nocivo per il nostro equilibrio psichico?

In realtà non è così. Nella maggior parte dei casi infatti quello che chiamiamo ansia è semplicemente l’espressione a livello psichico e fisico di un cambiamento della condizione precedente che si manifesta in risposta a stimoli di più varia natura: un appuntamento, una scadenza, un compito, un lavoro, perfino la partenza per una vacanza. E in una giornata qualunque gli stimoli seguono uno dietro l’altro, e quanto più pensiamo di riempire il nostro tempo con il maggior numero di attività e quindi di stimoli, tanto più facile sarà percepire quelle variazioni della condizione fisica (tensione muscolare, accelerazione del battito o una respirazione più frequente) che poi chiamiamo ansia, mentre la mente è attraversata da pensieri tipo: “Ce la farò? Sarò in tempo? Che impressione farò?” Pensieri che denotano l’incertezza, il dubbio circa l’evolvere della situazione.

Pensare a quello che accadrà tra pochi minuti o poche ore o pochi giorni, non sempre e non per tutti evoca il sentimento di curiosità/aspettativa piacevole, di novità da vivere. Tanto meno si confida nelle proprie risorse nel vivere la vita, tanto più facile sarà pensare che ogni evento possa essere occasione di scacco, fallimento, di errore o di insuccesso.

Ma l’ansia patologica, da eliminare o curare non è questa: questa “cosa” fastidiosa che chiamiamo ansia, meglio sarebbe chiamarla stato di allerta, quando si manifesta per segnalarci che stiamo per fare qualcosa che ci impegna fisicamente e/o psicologicamente e di fatto non ha nessuna conseguenza sull’esito della nostra attività.

Ma se il batticuore e l’affanno del respiro, se la tensione muscolare e il tremore ti irrigidiscono, se il nodo in gola ti impedisce di parlare, se la mente diventa come una lavagna nera senza possibilità di articolare pensieri e riesci solo a percepire la sudorazione profusa, il rossore che ti fa avvampare, allora allora sì è meglio parlarne con il medico per un parere competente. In altre parole, quando questo stato di allerta condiziona in modo evidente e negativo l’esito del nostro agire bisogna cercare attraverso una consulenza medica una diagnosi e una terapia.

Il compito del medico sarà in primis quello di escludere che la causa di queste manifestazioni sia una disfunzione medica (e sono numerose le patologie che possono manifestare questa sintomatologia, dalla patologia della tiroide a quelle surrenali). Esclusa l’etiologia medica il medico potrà provvedere all’inquadramento diagnostico e all’impostazione di un percorsoterapeutico.